LA NOSTRA STORIA
In questo contesto, alcuni adolescenti, (su tutti Andrea Napello, Claudio Regazzoni e Luigi Molinari), diverse esperienze di vita e scolarità, s’interrogarono tra incertezze e conflitti interiori, sulla possibilità di dar vita ad un progetto che, superando pregiudizi, differenze sociali e culturali, accogliesse tutti i ragazzi e le ragazze che, liberamente, volessero farne parte. Nasce cosi, grazie ad una trentina di giovani, ai primi di settembre del 1965, l’Associazione Giovani Amici Uniti, con lo scopo di promuovere l’amicizia come vincolo d’amore, di rispetto e di aiuto del nostro prossimo.
Grazie alla sensibilità della signora Lisetta Franzone, la neonata G. A. U., ebbe anche la sua prima sede: due locali che, dopo mesi di comune lavoro di ristrutturazione ed un arredamento fantasioso (ed economico), riempì d’orgoglio e soddisfazione i Soci, nel frattempo saliti a circa cento: un bel esempio di integrazione tra nord, sud, varie estrazioni culturali e sociali.
LA FONDAZIONE
Una periferia sita vicina al centro città, ma, per qualità di vita, povertà, precaria e scarsa scolarizzazione, pregiudizi sessuali e degrado della struttura sociale, classificabile come profonda (spostarsi in centro era detto “andiamo a Genova”). Una periferia priva d’altri punti d’aggregazione che non fossero le Parrocchie, i bar, le sedi dei partiti …e la strada.
Centri d’aggregazione, questi, che in realtà contribuivano, com’è facilmente comprensibile, a tenere separati tra loro i vari gruppi di ragazzi: inoltre erano causa d’ulteriore frammentazione il campanilismo rionale e, nei primissimi anni ’60, l’iniziale impreparazione di fronte al flusso migratorio proveniente dal sud.
LA CRESCITA
Il progetto si dimostrò giusto: poter comunicare, divertirsi combattere la povertà ed ogni forma di ingiustizia, maschi e femmine assieme senza pregiudizi e possibili malintesi, in amicizia, costituivano momenti di maturazione e crescita per tutti i soci e di apertura sensibile e solidale ai problemi altrui. Furono attuate varie iniziative: giochi, turismo, visite alle persone sole e malate; agli orfani, raccolta di generi alimentari a favore di famiglie povere della delegazione.
Il risultato fu una rapida crescita del numero dei Soci. Ciò comportò anche l’insorgere di critiche da parte di alcuni di quei centri d’aggregazione preesistenti, che temevano che la capacità di coinvolgimento della G. A. U., che probabilmente invidiavano, arrecasse loro danno. La crisi fu risolta grazie al rigore di comportamento auto-imposto dagli stessi Soci ed alle simpatie che il progetto aveva suscitato nei Parroci Don Fortuna e Don Lazzari.
La crescita rese necessario trovare locali più spaziosi: dopo vari tentativi, fu trovata, al piano terreno d’una casetta da ristrutturare (altri mesi di lavoro!), ma con ampio piazzale antistante: finalmente, la nuova sede fu inaugurata nel 1967.
Continuava l’organizzazione di manifestazioni ed iniziative, sempre nel rispetto dello spirito e dei valori fondanti, tese al superamento dei problemi e delle ingiustizie.
Fu modificato lo Statuto, evidenziando che il fine ultimo dell’Associazione era quello di formare un movimento apartitico, con una politica propria tendente al benessere comune, al superamento delle differenze sociali e delle ingiustizie, in grado di aiutare quanti in difficoltà quale impegno mirato all’affermazione dei loro diritti.
Fu dato riconoscimento giuridico all’Associazione, attraverso atto notarile, grazie a Ermanno Morando che si fece garante per il Direttivo composto di soli minorenni! Era il 1968.
L’anno successivo, il 27 luglio 1969, tra molte difficoltà e sospetti di “concorrenza” da parte di alcune Associazioni , nacque, come Sezione della Croce Bianca Genovese, la Pubblica Assistenza Croce Bianca GAU, colmando una delle tante lacune nei servizi dell’alta Val Bisagno: con il FIAT 1400 messo a disposizione dalla sede centrale, nel pomeriggio di quello stesso giorno, fu effettuato il primo intervento…. Inutile dire che la nuova attività impegnò ancor più tutti i Soci per fare le necessarie modifiche logistiche alla sede e trovare gli spazi per il garage e l’ambulanza.
Sopravissuta, non ostante i danni subiti, e partecipe dei soccorsi portati alla popolazione in seguito all’alluvione del 1970, nei mesi successivi l’attività della P.A. GAU si sviluppò notevolmente. Nel 1971 furono acquistate altre due ambulanze dalla Croce Bianca (a prezzi di favore, ovviamente); ma immaginate la soddisfazione dei Soci quando, nel settembre dello stesso anno, riuscirono ad acquistare un FIAT 128 nuovo!
Lo sviluppo delle attività della P.A. assorbiva molte risorse, non veniva meno tuttavia l’impegno verso la popolazione e lo sviluppo di altre attività: fu inaugurato il primo spazio giochi per bambini della zona, (in tutto un’altalena ed uno scivolo, ma che soddisfazione il sorriso di tanti bambini), furono organizzate manifestazioni sportive e feste (la prima? La “sagra del pistacchio”, buffo il nome, ma ricca d’impegno verso le martoriate popolazioni dell’Africa).
La continua crescita, tuttavia, richiedeva sempre più il reperimento di nuovi spazi. Fu individuato un terreno demaniale sulla sponda destra del Bisagno e fu deciso di cercare di acquistarlo. In mancanza di riscontri da parte delle Autorità interpellate al proposito e dopo aver scoperto che il terreno era destinato alla costruzione di un distributore (l’ennesimo in zona), fu decisa l’occupazione del terreno. Dopo molte traversie e forzature (compresa una manifestazione di protesta davanti alla sede del Comune), grazie alla perseveranza dei Soci ed all’interessamento del Vice-Sindaco Fulvio Cerofolini, finalmente fu possibile affittare dal Demanio il tanto agognato terreno.
In quegli anni (1972 – 73) furono organizzate la prima festa della “Premiazione dei Militi dalla P.A.” e la prima “Traversata in Notturna della Val Bisagno”, gara podistica alla quale si univano manifestazioni di folklore.
Dal 1974 al 1979, quanto fatto fino a quel momento, si consolidò. In particolare per quanto riguarda la P.A., alla quale fu affidata anche la gestione della Guardia Medica. In quegli anni, però, la P.A. assunse un ruolo di centralità nell’Associazione, relegando a ruolo marginale le altre attività e gli altri valori.
Con l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo del 1979, attraverso una rivisitazione dello Statuto, resa necessaria anche dalle nuove leggi in materia di beneficenza, fu:
– affermato in modo inequivocabile che la G.A.U. era un’associazione democratica e antifascista, ribadendo il concetto di “giovane” e collegandolo allo spirito e agli ideali e, nella sostanza, alla coscienza politico-sociale singola e collettiva,
– avviato un processo di rilancio dell’Associazione in vari campi: dal sociale al turistico, al sanitario, all’assistenziale, al culturale, alle attività volte ai bambini ecc…
– incorporata nell’Associazione G.A.U. la Sezione di P.A. della Croce bianca.
Tutto ciò senza dimenticare la nascita del Gruppo Podistico GAU, del Gruppo Arti Marziali, del Gruppo AIDO, fino all’organizzazione del 1° Giro dell’Acquedotto nel 1983.
In quell’anno furono gettate le basi per il riassetto generale dell’Associazione.
Questa gara è arrivata nel 2008 alla sua 36a edizione, perciò a buon diritto può essere definita la “classicissima”: è, tra l’altro, la più antica gara presente nel Calendario Podistico Ligure.
Il percorso si snoda pianeggiante a partire da piazza della Vittoria, angolo Teatro di Genova e giunge a Prato,dove si trova la nuova sede della G.A.U, per un totale di km.10,300.
E’ dunque una gara veloce, a cui partecipano i più forti atleti liguri, per contendersi le medaglie d’oro in palio, ma l’aspetto più bello è forse dato dall’alto numero di partecipanti “amatori”, appassionati di podismo che corrono per il piacere di sudare e faticare senza particolari ambizioni di premi.
Da qualche anno la gara si svolge in notturna (partenza ore 20,30) aumentando così il fascino della corsa verso le ombre della sera sicuri di giungere alle luci del traguardo. Questa gara impegna circa 60 volontari aiutati dal professionale lavoro di Vigili Urbani e Carabinieri, dislocati lungo tutto il percorso garantendo così i partecipanti ed inoltre da tre anni il percorso è chiuso al traffico veicolare.